Sjöundi dagur: Islanda nord-occidentale, risalendo i fiordi

In effetti svegliarci vista oceano ci mancava, possiamo dire di aver fatto anche questo, niente male, grazie al consiglio degli amici Nico e Vale!
Abbandoniamo l’idea di farci la colazione sul tavolino e panche di legno verdi con vista perché, indovinate un po’, c’è vento!

Presenza spesso costante su questa isola e vedendo le onde increspate facciamo un sospiro di sollievo di non essere a ballonzolare sul barcone continuando a muoverci a dx e a sx a seconda degli avvistamenti di balene. Così erano le indicazioni ieri sera della guida, di guardare ore 12, ore 15, ore 11, dopo un po’ te eri imbriago!
In campeggio non abbiamo ancora incontrato italiani e fa ridere commentare in italiano sapendo di non essere capiti o chiamarsi dal bagno “che stai a cagà?” Sapendo di non incorrere in figuracce (speriamo!)
Colazione veloce nello spazio comune del camping.
Ce la siamo già presa comoda a sponsare vista mare.

Puntiamo alle cascate di Godafoss. Breve visita e punti panoramici, anche qui la natura ci sorprende come sempre, facendo spuntare anche il sole per scattare qualche foto e far risaltare ancora di più i colori.

Siamo riusciti ad anticipare il giro balene con l’obiettivo di provare a gustarci almeno un asseggino dei fiordi occidentali sulla costa di Standir.
Ce la faremo? Mah! Intanto andiamo, tanto il viaggio in macchina è sempre e comunque una costante meraviglia. Dopo un bel po’ di strada sotto la classica piogerellina e il vento che fischia dobbiamo decidere se fare tappa alla hot potteir di acqua calda di Fosslaug.
Vento e pioggia. Ma chi ce lo fa fare!

La curiosità è troppa quindi sfidiamo il tempo, troviamo la stradina che finisce in un parcheggio, ci sono pure altre macchine ma chi sono sti matti?!
Solo il Teo prende asciugamano e costume, adesso va ben tutto già ieri è andata dritta alla Giovi senza conseguenze intestinali, meglio non rischiare e lasciare a lei il reportage fotografico.
10 minuti di sentiero e si apre il paesaggio bellissimo solcato dal fiume con una bella cascata impetuosa e di fianco una vasca naturale con acqua calda, si avvicina anche un tipo con una pagaia e un termometro non sappiamo bene per far cosa e noi che non sappiamo spiegarci, se non a gesti, non chiediamo, ci vorrebbe la nostra amica Elena “scusi…” cit. che pochi possono capire.
Altre due coppie di ragazzi sfidano le intemperie, immortaliamo anche loro con un “cheese”.
Lo spagnolo crede di essere in una spa. Fanghi in faccia e si butta nel fiume gelido per poi tornare nella hot potteir. Marcolini ci prova, per non essere da meno, ma il gelo esterno blocca tutte le aspettative di superare il fuoriclasse spagnolo impavido.

Prossima tappa deviazione alla fattoria-museo Glaumbaer, giusto per non far mancare un po’ di cultura in questo viaggio.
Ci danno pure un foglietto/guida in italiano, a posto! Giriamo in questa tradizionale fattoria islandese con il tetto di torba, scoprendone usi e costumi nel lontano 1.800.

Dopo il tuffo nel passato dobbiamo tornare alla realtà, mancano ancora 3 ore di viaggio per raggiungere il camping nella costa di Standir nei fiordi occidentali.
Non vi abbiamo ancora parlato di super “magnate”, di pancia “sgionfa” e brioschi a volontà.
In effetti qui si mangia quel che si riesce, un po’ di provviste portate da casa e qualche acquisto al supermercato, spesso a pranzo in macchina per strada, rustico, così anche oggi.

Tanti km fra le insenature dei fiordi baciati dal sole, costeggiando il mare, paesaggi rurali, fattorie, pecore al pascolo e chiesette solitarie, fino a Hólmavík incontriamo forse 2-3 macchine.
Ha ragione la lonely, solo il 10% dei turisti si avventura in questa parte dell’Islanda così selvaggia e magica piena di storie fantasy.

Poco prima delle 21 raggiungiamo il camping di Drangsnes c’è ancora così tanto sole che se non fosse per la stanchezza si potrebbe proseguire per tutta la notte.
Sorprendentemente c’è una accogliente sala comune per cenare al caldo.
Piazziamo il van vista fiordo e ce ne andiamo a riposare.
Super giornata anche oggi!

Að pissa í skó sinn – “Pisciarsi nelle scarpe”

Tra i modi di dire islandesi, questo è uno di quelli che rendono perfettamente l’idea.
Viene utilizzato quando si parla di qualcosa che sembra risolvere un problema ma in realtà lo peggiora.

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